Sono il figlio di Francesco, il tappezziere.
morissi adesso avremmo la stessa età
nel paradiso di chi ha fede. Mi accontento
per ora, d’incontrarlo nel mio naso
nel cranio calvo, nella brama di essere uomo.
Ho pronunciato il suo nome nel mondo
in ogni tempio di qualunque credo
l’ho chiamato padre. Non credo sarà
un luogo né un tempo a dirci vicini
non credo sarà abbraccio, sarà stretta di mani.
Eppure un pensiero acerbo, privo di dita
per dare figura, parole a misura del verbo.
L’elemosina all’indovina che ci conti aldilà.
da “Nessuno ripara la rotta” la vita felice Edizioni 2012