Quarant’anni fa un gruppo di terroristi neonazisti chiamato Ludwig appiccò
il fuoco al Cinema Eros di Milano. Morirono sei persone, colpevoli secondo chi diede alle fiamme la sala a luci rosse, di una condotta che meritava una punizione
esemplare, come quella della morte. Una storia dimenticata, coperta dalla cenere della vergogna.
Luci Rosse, 14 Maggio 1983
Le poltrone rosse di velluto in fila
spente e ordinate come candele
nell’attesa della processione.
Poca gente, una trentina di persone.
Nel cinema al cento uno di viale Monza
non c’era ragione per aver paura
per occuparsi del dolore, dell’idiozia
che muove la natura dell’uomo
Lyla, profumo di femmina in sala.
Nel tardo pomeriggio di primavera
nessuno sapeva che quel giorno ero
nell’ultima fila dell’Eros a guardare un porno.
A svelare il segreto non un pettegolezzo
di un vicino impiccione passato per caso
non la svista del biglietto scordato
in saccoccia tra i panni sporchi.
Sono bruciato anch’io mentre il fuoco
mondava le illusioni di pellicola
e l’orgasmo di fumo scoppiava
con le travi della galleria.
Il legno della platea ardente
le tende in fiamme e fu l’inferno.
Gli infami accesero il rogo degli altri
perché illuminasse la loro fantasia.
E poi quando tutto si spense, lingue
di fuoco dalle braci dell’edificio
per la pronuncia di una tragedia bruciata
per una memoria affogata nel fango.
Dove sorgeva la sala, ora si trova
la Comunità Cristiana dello Spirito Santo
una Chiesa Evangelica Pentecostale
nella quale ogni insegnamento è basato
esclusivamente sulla Parola di Dio.
Almeno così dice la descrizione del sito.

Ho un ricordo lontano di quell’episodio, sepolto, per vergogna, dalle macerie del tempo. Il tuo testo rende onore alle vittime innocenti di questa barbarie demenziale e assurda, come lo sono tutti i moralismi bigotti
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