L’apostolo sbagliato ha dato il suo nome a una pianta
non a un bambino e nemmeno a un uomo.
Presumo che l’albero non abbia faticato
nel sostenere il corpo
perché immune al peso della colpa.
Il ramo lo dondolava appeso
pendolo cullato all’imbrunire
mentre i fiori esplodevano
in lampi di vita brillanti di rosa acceso.
E l’uomo perso
sarà stato così ottuso da chiedersi:
chi sono?
Che ruolo ho nell’universo?
Oppure avrà chiesto all’albero:
chi siamo?
Che ruolo abbiamo nell’universo?