Il semaforo è rosso
per darti dei baci
come le aiuole di sosta
in tangenziale.
Come l’ascensore
quando si prende
o quando tarda ad arrivare.
Sono fatte per baciarti
le tettoie quando piove
la fila agli uffici alla posta
l’acqua che bolle
in attesa della pasta.
Le scale mobili della centrale
la porta del treno che parte.
Il ritardo del cameriere
con le cose da bere.
Il bimbo che al ristorante
si gira dall’altra parte, finalmente.
La sedia il divano lo sgabello
la terrazza di ringhiera
la Bovisa, la Scighera.
È per baciarti che non riesco
a trovare una moneta
per il carrello dell’Esselunga
dell’Unes. Della Coop. Del Pam.
Dell’Upim. Della Standa.
È per consumarti le labbra
la coda infinita della mattina
in piazzale Loreto e in via Leoncavallo
il sedile di qualsiasi auto
le panchina del parco
il prato l’arco della pace.
È per baciarti
la novanta che non arriva.
La novanta che arriva.
la linea quattro quando mai la finiranno
tutti i tram
gli angoli della rotonda della Besana.
Le vetrine dei negozi
quando mi trascini in Buenos Aires
tra le barbe degli hipster.
Gli scalini del Duomo
il portico della Rinascente
e corso Como?
Corso Como anche no.
Però tutte le mattonelle del pavé
i sushi aperti di recente
ovunque.
Il cielo pieno di stelle del planetario
quando me ne sbatto di Plutone
e di Caronte e nel buio ti prendo la mano.
Non è mai stata così bella
da quando è fatta per baciarti, Milano.
Tratta da: Amore & Psycho, Miraggi Edizioni
