trussardi





Sono passato di nuovo per la Gobba, sulla tangenziale di Milano.
Innanzitutto ci vuole coraggio, a cominciare con una Gobba una poesia.
È una questione di stile, ma non divaghiamo.
Allo svincolo dell’uscita, quando il cuneo in mezzo alla strada si fa più vicino
penso sempre a Trussardi, che lì si è schiantato, perdendo la vita.
E al suo cuore
che ho motivo di pensare sia stato ricevuto da un tipo che conoscevo.
Mi dico sempre: guida bene, lascia stare lo smartphone, le distrazioni, vai piano
che se hai la sfortuna di morire o quella di rimanere intero,
potresti donare un organo a qualcuno che potrebbe pure usarlo male.
Certo quella volta il tipo ha ottenuto un cuore firmato
chissà se se ne vanta, se si è rivelato di fattura migliore.
Se ha trovato un altro amore.
Forse avrei il tempo di firmare anche il mio
del resto ogni artista, dalla propria morte, acquista valore.
Ne ho conosciuta di gente che vive senza cuore, guida con abissi nel petto,
sogni di sabbia, comandi di zucchero e ghiaccio.

Altri invece che proprio senza più il cuore sono riusciti a vivere ancora.

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