La Canzone “Sidùn” di Fabrizio di André parla del futuro negato a un popolo a causa dell’orrore della guerra. È ambientata in Libano nella città di Sidone, teatro di ripetuti massacri durante la guerra civile dal ‘75 al ’91 , che diventa simbolo della tragedia senza senso alla quale porta ogni conflitto armato.
Scritta in lingua genovese, qui tradotta adattata e recitata da Paolo Agrati, arrangiata da Alberto Pirovano, con le immagini di Andrea Lattanzi, è un omaggio alla poesia di De André ma soprattutto richiamo a una coscienza che pare tornare ciclicamente nell’oblio.
Critica a una società che oltre a permettere il ripetersi delle violenze, resta impermeabile ai fatti che rimangono notizie, quando non avvengono fuori dal proprio uscio.
La musica, l’arte, la poesia forse non ci salveranno ma le voci tutte, hanno l’obbligo di diventare un coro.
Per tutti quelli che subiscono gli orrori delle guerre bisogna recuperare solidarietà costituendo un coro unanime forte e determinato perché non si può restare impassibili alla morte, anche di un solo bambino…
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