La Cola dei poveri


Ho assaggiato la Cola dei poveri. Ero al supermercato dei poveri dove non vendono quella dei ricchi e mi son detto: perché no? Perché non assaggiare la Cola dei poveri? Ho preso quella nella plastica perché la quantità di quella nell’alluminio, manca sempre di un ultimo sorso per finire il pasto. D’altronde avevo preso anche la pizza surgelata dei poveri e io sono per una cena equilibrata.

Insomma mi sono fatto una bella cena da povero e a riguardo ho due cose da dire. Cose povere, s’intende. La prima è che non esiste una pizza surgelata decente, devi sempre aggiungerci qualcosa per renderla mangiabile; un’ acciuga, un’ oliva, la cipolla, una mozzarella di rinforzo. E guai a comprarne una che vada oltre la margherita, la complessità è acerrima nemica della pizza surgelata dei poveri. La seconda è che la cola dei poveri non era mica tanto male.

Ne avevo assaggiate di Cole dei poveri in gioventù, mi hanno sempre trasmesso una tristezza infinita, la tristezza di chi manco ce la fa a comprarsi una Cola da ricchi, quella di chi non ha gusto estetico e men che meno quello del palato. Capitava di trovarle alle feste degli amici poveri o in qualche rinfresco ricco ma di cose povere, alle quali oltre alla Cola si aggiungevano gli snack dei poveri, tipo salatini dei poveri e patatine dei poveri, noccioline dei poveri.

Ma questa Cola dei poveri che ho assaggiato nuovamente dopo trent’anni, questa Cola poverissima con una confezione triste e un’identità triste come tutti quelli che imitano qualcosa di inarrivabile, beh questa Cola era buona.
Io ricordavo un gusto scialbo, uno squilibrio zuccheroso, il sapore tipico di una bibita alla quale manca un’identità. E invece era buona. Non certo come la pizza surgelata per la quale al momento non vedo alcuna possibilità di riscatto.

Ma forse il mio palato è cambiato, forse non ho più orizzonti di ricchezza, forse la povertà è diventata una condizione accettabile; forse, mi chiedo, sono finalmente diventato povero? Non che sia mai stato ricco, ma c’ è sempre stato un limite, un contegno, una sorta di dignità, una frontiera che si affermava con il rifiuto totale di quel simbolo di resa che è sempre stata Cola dei poveri.

Forse adesso sono pronto anche per l’amaro dei poveri. E voi? Siete già poveri? O continuate a navigare nella finta ricchezza zuccherata? Nel caso non foste attrezzati ad affrontare l’implacabile povertà che incombe, potreste provare a cominciare con una Cola.

Lascia un commento