Autocritica



Qualcuno mi ha detto che non capiva questa poesia. Proprio non capiva il significato di alcuni versi. A me non sembrava complessa ma ho pensato che questa era una buona occasione per un’auto-parafrasi ; descrivere brevemente cosa avevo in mente quando l’ho scritta per una donna lontana con la quale sognavo di ricongiungermi. Non so se questa operazione farà del bene o del male al testo, ma avevo voglia di provare. La poesia è già stata pubblicata sul blog e fa parte della mia prima raccolta “Quando l’estate crepa”.




Goccia nella pioggia prima che piova
tra meraviglia e disperazione. Che
temporale mi porti tra le braccia.
Le tue. Le mie lunghe da superare
oceani per la carezza che da
troppe lune caro amore non chiedi.
Conoscevo il luogo dei miei sogni
scritto sulla carta di caramella
che solo con la pioggia stava stretta
nel palmo. Per raggiungerli l’hai letta
e con l’inverno calmo, persi anche te.




Immagina di stare in sospensione come in una nuvola, a metà tra cielo e terra e senza una precisa definizione di te. Se non quella di qualcosa che è in divenire, solo come una goccia ma uguale a mille altri. Sospeso tra gli elementi, in attesa di un crollo, una caduta, un viaggio, un evento deciso e decisivo.

Goccia nella pioggia prima che piova  
tra meraviglia e disperazione.Che

La meraviglia e la disperazione sono in antitesi, elementi che descrivono ampiamente la condizione di sospensione perché posti ai due estremi. Perché il pericolo, l’ignoto, l’attesa di ciò che accadrà spaventa ma attrae al tempo stesso. La costruzione del verso che pone alla fine un punto e subito un “che” sospeso, quasi in bilico, rimanda la lettura al verso sottostante perché la frase si compia, realizzando un’ipotetica caduta, ideale e metrica, come appunto quella della goccia.

temporale mi porti tra le braccia
  Le tue. Le mie lunghe da superare

Il temporale, che presagiamo, che sta inevitabilmente per accadere, accadrà. Cosi come la fine dell’amore. Un futuro certo, scritto nella nostra condizione. Si può pensare inizialmente che la tempesta voglia rendere la caduta più lieve, cullandoci, portandoci in braccio. Ma il verso ci inganna e andando a capo si intuisce una seconda caduta:
Le tue. Le mie lunghe da superare”. Speculare rispetto alla precedente ma con lo stesso valore, quello di dare inizio al temporale. Svelando il desiderio di essere portati dalla tempesta, nelle braccia dell’amata lontana. In più a causa della costruzione della frase che le accosta, le braccia di lui e di lei, almeno sulla pagina, finalmente si incontrano.

oceani per la carezza che da
  troppe lune caro amore non chiedi.

In questo abbraccio ideale, le braccia diventano cosi lunghe che riescono a superare gli oceani, simbolo dell’ enorme distanza che oramai c’è tra gli amanti. Questo è l’ennesimo tentativo di raggiungere l’amata per una carezza, un gesto d’affetto che comunque lei non desidera. La comprensione del rifiuto è l’apice dello struggimento. Si interrompe la catena dei versi che dirigono verso di lei, interrompendo anche la caduta metrica. E sia il tono che il ritmo della poesia cambiano.

Conoscevo il luogo dei miei sogni
scritto sulla carta di caramella

Quando si è felici è come se si vivesse il proprio sogno. Si sente che questo sogno esiste davvero tanto da ipotizzare che abbia un posto, una presenza reale. Ma i sogni essendo tali, non possono che essere scritti, incisi, presenti in un luogo ameno: in questo caso la carta che avvolge un dolce ( la carta di una poesia d’amore). Sogni nascosti perché segreti, ma accessibili come quelli di un bambino che scarta una caramella. Un’immagine che racchiude l’innocenza e lo stupore per qualcosa di semplice, un desiderio che non è irraggiungibile ma può avverarsi.

che solo con la pioggia stava stretta
   nel palmo.Per raggiungerli l’hai letta
   e con l’inverno calmo, persi anche te.

Questi versi conclusivi riportano all’immagine iniziale dove la pioggia, la caduta, il temporale tornano ad essere gli elementi dominanti della poesia. La carta di caramella sta nel palmo della mano perchè non si bagni, stretta per racchiudere il sogno segreto, conservarlo, tenerlo al riparo dagli eventi, dal temporale. Ma l’amata, nel tentativo di raggiungere essa stessa la condizione di sogno, lo svela e lo estingue. Perché la realtà non può essere sogno e viceversa. Perché la visione di un segreto toglie al segreto la sua identità annientandolo. Ed è quindi inevitabile, essendo diventate la medesima cosa, che il sogno e l’amata si perdano nello stesso istante: un inverno posto subito dopo il pianto ininterrotto che percorre tutta la poesia. Che porta la quiete del gelo, della neve, del freddo che ferma tutte le cose. Che raffredda il calore dell’estate, la passione amorosa per una quiete, dopo la tempesta.

5 pensieri riguardo “Autocritica

  1. Commento per simpatia e per il gusto del rebus:

    “Goccia tra meraviglia e disperazione
    prima che piova”
    cambierebbe molto il senso del verso?
    Sì, perché non sarebbe più una metafora. Però è una metafora che se non la spieghi…

    e poi qui, qualche virgola:
    “scritto sulla carta da caramella che, solo, con la pioggia,
    stava stretta nel palmo”

    ciao

    "Mi piace"

    1. Ciao Lucio! Mi sembrava curioso mostrare ciò che c’è dietro ad una poesia, un gioco, più che altro. La prima ipotesi che proponi scardina la metrica. La seconda mette una pausa musicale nel verso che parte da “scritto” ma deve arrivare a “stretta” tutto d’un fiato. Grazie del commento!

      "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...