Un meraviglioso quadro di Chase mi trascina in un giardino
di fine ottocento. Sono più di cent’anni che quella bambina
s’allontana dalla panchina dove siede la madre
in un tardo pomeriggio che non diverrà mai sera.
Quanta miseria nell’arte, nell’opera dell’uomo. Chiuso
nelle celle dei sensi, come un cane nel parco annusando
il sedere e le palle degli altri animali, misura il suo mondo.
Un cieco in bicicletta non sale, nemmeno in una giornata di sole.
